Cronaca
10 Novembre 2011
Udienza relativa alla querela intentata da uno dei poliziotti

Mamma Aldro davanti al giudice

di Marco Zavagli | 2 min

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Il gup Piera Tassoni si è riservata di decidere in merito alla querela presentata da Paolo Forlani nei confronti di Patrizia Moretti. La madre di Federico Aldrovandi è chiamata in causa per le ipotesi di reato di diffamazione e istigazione a delinquere nei confronti di uno degli agenti condannati in secondo grado per l’omicidio colposo del figlio.

Forlani querelò la Moretti per un post scritto dalla donna il 27 aprile scorso, dal titolo “Al bar”, nel quale racconta di aver incontrato “uno di quelli che hanno tolto la vita a Federico (la frase originaria, poi sostituita nel giro di qualche ora, era “uno degli assassini di mio figlio”, ndr), tranquillo e allegro con una ragazza” dentro un locale. La madre del 18enne descrive il suo stato d’animo dicendo che “quando vedo uno di loro mi manca il fiato, come a mio figlio. mi si ferma il cuore, come a lui. Non riesco più a respirare, non so reagire. Vorrei urlare, picchiare, uccidere, ma non ne sono capace”.

Per quella querela la pm Ombretta Volta chiese l’archiviazione, motivandola – per quanto riguarda il capo relativo alla diffamazione – con il fatto che il termine “assassino” è sì “una espressione forte”, ma “è il nostro stesso codice che definisce la condotta con il termine di ‘omicidio’”, che rappresenta “un sinonimo di assassino”. Per quanto riguarda l’istigazione, invece, secondo la Volta l’accusa è infondata, perché mancherebbe la volontà cosciente di commettere il fatto”, interpretando la frase sotto accusa come “lo sfogo di una madre che vive il dramma di chi non riesce a colmare il vuoto di un figlio”.

A queste motivazioni si sono opposti gli avvocati di Forlani Gabriele Bordoni e Giovanni Trombini. Proprio quest’ultimo, presente in aula, ha ricordato come “la distinzione tra le parole ‘assassino’ e ‘omicida’ è scritta nel dizionario Devoto-Oli, che ho letto in tribunale: ‘assassino’ ha una connotazione più spregiativa. Deciderà poi il giudice se la signora Moretti sapeva di usare un termine in connotazione negativa”.

“In aula ho detto che le parole sono pietre – ha aggiunto l’avvocato Trombini – perché chi le usa conosce il loro significato. Il fatto che successivamente abbia rimosso la parola è segno secondo noi di questa consapevolezza”.

“L’unica pietra è quella che ricopre la tomba di Federico ha ricordato il mio avvocato”, risponde a distanza Patrizia Moretti, riportando le parole dette in aula da Fabio Anselmo.

Quanto all’udienza, la difesa aveva chiesto di produrre le foto del cadavere del ragazzo e le due sentenze di condanna dei poliziotti, richiesta rigettata perché fuori dai termini.

Nei prossimi giorni arriverà la decisione sull’accoglimento o meno della opposizione.

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