Politica
1 Novembre 2011
Marattin e Merli applaudono Renzi. “Niente litigi, pensiamo all’Italia”

Il dopo Leopolda: Ferrara non ha bisogno di rottamazioni

di Marco Zavagli | 4 min

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Matteo Renzi (foto di Alessandro Valli)

Guai a etichettarli come “leopoldini”. Anzi, il rinnovamento predicato da Renzi loro dicono di averlo già fatto. Per Luigi Marattin e Simone Merli “a Ferrara il ricambio generazionale è già avvenuto”.

Di ritorno da Firenze l’assessore comunale al Bilancio e il capogruppo Pd non nascondono l’entusiasmo per quella che definiscono “una tre giorni di idee da non disperdere”. Delle 100 proposte del Big Bang Marattin apprezza in particolare la proposta anti-corruzione di Zingales: i politici corrotti possono avvalersi dell’amnistia a patto che confessino i propri reati, restituiscano il maltolto, facciano i nomi dei complici e scompaiano per sempre dalla scena della res publica. “Una proposta che rispecchia quella di Mandela un Sudafrica e che, al di là del contenuto, fa capire che siamo un Paese sommerso dall’illegalità”, fa notare Marattin, che concentra l’attenzione anche sulle proposte anit-baronie nell’università, i test di valutazione, il nuovo welfare.

Proprio questo punto è uno dei più criticati, soprattutto da sinistra, dalla frangia che vede nel sindaco di Firenze un uomo lontano dalle idee progressiste. Non a caso Liberazione titolava questa settimana, sopra la foto del “rottamatore”, “Renzi, il sindaco che la destra ci invidia”. “Il progetto di superamento del precariato è quello presentato da Ichino e firmato dalla maggioranza dei deputati del Pd – replica Marattin -; se si vuole dire che la maggioranza dei parlamentari democratici è di destra allora c’è qualche problema”.

Stesso discorso per la razionalizzazione della sanità, con la previsione di chiusura degli ospedali con meno di cento posti letto che non abbiano servizi di rianimazione 24 ore su 24: “non so se sia un discorso di destra o di sinistra preferire poli di eccellenza al tenere in piedi presidi ospedalieri senza efficacia operativa; secondo me è questione di buon senso”, taglia corto Marattin, che difende il politico toscano anche dagli apprezzamenti “pericolosi”: “la destra lo sta usando per screditare il resto del partito; ma la realtà è che il Pdl ha una paura folle di Renzi. E non solo il Pdl…”.

Vietato parlare di destra dunque. E nemmeno di Grillo. “Alla Leopolda – prosegue l’assessore – ho visto partecipare professori ed esperti di tutti i campi, c’era davvero un pezzo di Paese,  non ho assistito a quell’analisi superficiale e populista che invece secondo me contraddistingue il movimento dei Cinque stelle”. Anche se punti di contatto ci sono: “penso ai costi della politica, all’abolizione dei vitalizi, di cui però tutti parlano ma che solo in Emilia-Romagna si è realizzata”.

Non si possono negare però i battibecchi a distanza con Bersani, né la possibile entrata del sindaco più amato dai sondaggi nell’agone delle primarie. “Ha ragione Renzi – commenta Marattin – quando dice che l’Italia non ha bisogno di un uomo solo; siamo in condizioni tragiche e viviamo la paura di finire come la Grecia; davvero c’è bisogno di pensare, prima che a un uomo al comando, a cosa fare per questa nazione allo sbando. È chiaro che le idee vengono incarnate da una persona e lui in questo momento è la personalità che ha dimostrato più coraggio e ha vinto la scommessa di mettersi in gioco”.

Marattin fa le prove da “renziano”? “Assolutamente no. A Ferrara non c’è nessuna corrente e anzi, il passo auspicato alla Leopolda da noi è già stato compiuto: la classe politica locale si è rinnovata e si è rinnovata bene, a partire dall’abolizione dei cda delle municipalizzate per arrivare alla riduzione di 30 milioni del debito comunale”. Niente litigi, insomma, “solo discussioni: ben venga il confronto, di finte unità ne abbiamo già viste troppe”.

“Non aver paura della discussione interna” è anche la parola d’ordine di Merli, che torna da Firenze “con un bagaglio di idee e di proposte che vanno elaborate, così come quelle raccolte dal segretario Calvano a Bologna alla convention di Pivati e Serracchiani a Bologna”.

“Qui non è in gioco la carriera personale di qualcuno – avverte il capogruppo Pd – ma il futuro del Paese. Ora la discussione va riportata a livello locale nei luoghi deputati, nei circoli e nelle assemblee”. Circoli e assemblee targati però Franceschini o Bersani. “Dei litigi a distanza me ne frego – sbotta Merli -; l’Italia è agonizzante, serve un cambio di passo rispetto a questo governo, dobbiamo proporre un’alternativa credibile, e questa può nascere solo dal confronto interno”.

A partire dalla legge elettorale. “Da Bologna e da Firenze è arrivato un messaggio chiaro – sintetizza Merli -: se rimane quella attuale il Pd proporrà la scelta non solo del leader, ma anche dei candidati al parlamento attraverso le primarie”.

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