Cronaca
13 Ottobre 2011
L’Uilpa Penitenziari: “Sono a rischio anche le scarcerazioni”

Manca la carta, niente fax in carcere

di Redazione | 2 min

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“Si comunica che a decorrere da domani, mercoledì 12 ottobre, questo istituto penitenziario non potrà più ricevere fax né inviare corrispondenza per mancanza di carta”. È la tanto laconica quanto amara lettera che Francesco Cacciola, direttore del carcere dell’Arginone di Ferrara, ha inviato ieri a ministero, procura, provveditorato, prefettura e altre sedi istituzionali.

Il problema non è passato inosservato all’Uilpa Penitenziari, l’organizzazione sindacale della pubblica amministrazione che fa capo alla Uil, che fa notare come in questo modo siano “a rischio le attività ordinarie (anche le scarcerazioni) in quanto la gran parte della corrispondenza viene evasa da tale mezzo, considerato che la tanto proclamata e pubblicizzata, dal Ministro Brunetta, informatizzazione della pubblica amministrazione non ha minimamente toccato l’amministrazione penitenziaria”.

A testimoniare ciò “concorrono anche le centinaia di registri cartacei che oberano il già difficile lavoro della polizia penitenziaria – prosegue Eugenio Sarno, segretario generale Uil Pa Penitenziari -. Questo è l’ennesimo segnale di quel default dell’amministrazione penitenziaria che la Uil aveva ampiamente, ma inutilmente, annunciato da tempo. Un’amministrazione che soffoca nei circa 250 milioni di debito. Un’amministrazione che non può più garantire il pieno ai mezzi di servizio per le traduzioni, non paga le missioni e gli straordinari al personale, non è in grado di far fronte alle spese ordinarie e al pagamento delle utenze”.

Anche i fondi per il vitto ai detenuti sono in via di esaurimento. “Nonostante il Capo dello Stato abbia sottolineato – aggiunge l’Uilpa – come l’attualità del sistema penitenziario sia una vergogna ed un orrore nonché una prepotente urgenza da risolvere, all’orizzonte nulla si scorge in termini di impegni, efficacemente risolutivi, da parte del Governo e del Parlamento. Quanto accaduto all’Istituto per Minori di Quartucciu (Cagliari) con la rivolta messa in atto dai minori detenuti, invece, dovrebbe essere di monito di quanto le tensioni e le pulsioni all’interno dei penitenziari siano sul punto di non ritorno”.

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