“Noi non apparteniamo a partiti, noi non siamo dei politici, noi siamo persone normali, siamo madri sorelle figlie. Impiegate operaie libere professioniste casalinghe, e abbiamo dovuto subire la tragedia di dover fare i conti con la giustizia italiana. Questa giustizia guarda solo i ricchi e i potenti”.
Inizia così l’ultima riflessione che Patrizia Moretti, consegna al suo blog. Una riflessione che partendo dal suo caso specifico, la morte di Federico, tocca i lutti delle altre donne che come lei si stanno battendo per ottenere verità e giustizia per la morte dei loro cari: Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferulli.
Tutte presenti qualche sera fa a Ferrara per parlare del reato di tortura in caso di immobilizzazione. “Questa giustizia ignora in modo imbarazzante i diritti delle vittime dei reati e li calpesta – prosegue Moretti -. Questa giustizia processa più facilmente le vittime e i familiari di stato piuttosto che i loro carnefici. Siamo stanche di sentirci dire che la Legge è uguale per tutti quando non è assolutamente vero. Siamo stanche di sentir parlare di riforma della giustizia e di processi brevi processi lunghi legge bavaglio e questa legge sulle intercettazioni”.
“Questi sono problemi dei politici, non nostri – secondo la madre di Federico -. Di giustizia si muore e i processi sono insostenibili tanto per le vittime del reato quanto per imputati non in possesso di risorse adeguate”.
Patrizia Moretti e le altre donne chiedono “a tutte le vittime dei reati di Stato, o comunque di Potere, alle vittime della giustizia italiana, di protestare con noi perché le intercettazioni vengano salvaguardate, le leggi bavaglio cassate, e i politici si occupino dei problemi di giustizia della gente e non dei loro personali”.
Alla fine la madre arriva al problema intercettazioni e al ddl di riforma che dovrebbe essere discusso a ottobre: “Le intercettazioni sono un problema dei potenti, non della gente per bene.
Non si fa giustizia nel modo riservato a me, a Ilaria Cucchi, a Domenica Ferulli, Lucia Uva e tantissimi altri che vorremmo si unissero a noi. Vogliamo pubblici ministeri affamati di verità. Vogliamo giudici sereni, imparziali ma anche custodi del rispetto dell’immenso dolore dei familiari delle vittime. Insomma vogliamo i giudici e i pubblici ministeri del processo Aldrovandi anche per gli altri. Vogliamo che i parlamentari facciano gli straordinari per approvare la legge sulla tortura visto che l’Italia è l’unico Paese che si è rifiutato di farla nonostante l’articolo 13 della Costituzione che lo impone, e non per cancellare o nascondere le intercettazioni che mettono in imbarazzo buona parte dei loro colleghi”.
Per questo Moretti chiede “il sostegno di tutti coloro che non hanno avuto giustizia dallo Stato o peggio sono stati uccisi” e anticipa che sarà insieme a Ilaria Cucchi e le altre “davanti a Montecitorio quando inizierà la discussione di questa ennesima vergognosa legge ad personam in materia di giustizia”.
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