Politica
11 Giugno 2011
Polemica dei Radicali con Ppf: “ha fatto solo una raccolta firme”

Demagogia e populismo ai nostri tempi

di Redazione | 4 min

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Mario Zamorani e Giuditta Brunelli

Una riflessione sul tema dell’illegalità, con una panoramica su due fenomeni ad essa collegati: la demagogia e il populismo. È stato questo il tema dell’incontro ‘Illegalità, demagogia, populismo: il caso Italia’ che si è tenuto ieri nella Sala dell’Arengo in Municipio a Ferrara.

Ad intervenire sono stati Mario Zamorani, presidente dei Radicali di Ferrara, promotori dell’incontro, e Giuditta Brunelli, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara.

“L’illegalità caratterizza i tanti mali di questo paese – ha esordito Zamorani – ed è una pratica che diventa prima abitudine, poi si trasforma in costume e infine in cultura. L’illegalità rende le persone poco interessate e poco informate e fa sì che esse si affidino a chi ‘la spara più grossa’, producendo qualunquismo e demagogia nella società. Il fenomeno dell’illegalità – ha continuato – ha radici storiche in Italia ma è dal 1994, con l’entrata in politica di Berlusconi, che ha raggiunto picchi molto elevati”.

Zamorani ha poi citato alcuni esempi di illegalità che hanno caratterizzato la vita politica italiana negli anni passati e che continuano a verificarsi ancora oggi.

“Pensiamo – ha ricordato – ai referendum con i quali gli italiani si espressero per l’abolizione del ministero dell’Agricoltura e per l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti. Nel giro di pochissimo tempo la volontà popolare è stata completamente ribaltata. Occorre poi ricordare la truffa del referendum del 1999 per l’abolizione della quota proporzionale prevista dalla legge elettorale in vigore all’epoca. Ufficialmente il quorum venne mancato di pochissimo ma in realtà fu raggiunto si si tiene conto che si arrivò ad appena 150mila voti dalla soglia del 50% più uno mentre nelle liste elettorali vi erano allora 350mila persone decedute”.

L’elenco è proseguito con alcuni casi più recenti, come la questione delle firme a sostegno della candidatura di Roberto Formigoni alle regionali lombarde dello scorso anno. “Quelle firme – ha sostenuto -, come dimostrato da una perizia calligrafica, furono opera della stessa mano. Inoltre, 770 firmatari, convocati in procura, non riconobbero la propria firma”.

Venendo ai fatti di illegalità dell’anno in corso Zamorani ha ricordato “le schede referendarie inviate agli italiani all’estero tramite posta ordinaria e senza l’apposizione di timbri ufficiali”. Schede che, in molti casi, “non sarebbero nemmeno arrivate a destinazione”.

Nel concludere il suo intervento Zamorani non ha mancato di citare un caso di demagogia nel contesto ferrarese. L’esempio che cita è quello relativo al referendum che Progetto per Ferrara e Movimento 5 Stelle organizzarono lo scorso aprile per chiedere un parere ai ferraresi sul mantenimento del pronto soccorso in corso Giovecca. “In questo caso – ha commentato – l’uso della parola referendum è demagogico perché si è trattato in realtà di una semplice raccolta di firme”.

Giuditta Brunelli si è invece soffermata sul fenomeno del populismo analizzandone le origine e i suoi effetti sull’ordinamento giuridico.

“Il populismo – ha spiegato – è connaturato a certi tipi di regimi, come quelli fascisti e, in alcuni casi, a quelli comunisti. In una democrazia, però, il populismo non dovrebbe trovare spazio. Il rischio attuale – ha affermato – non consiste nell’instaurazione di un regime autoritario. C’è piuttosto la possibilità che rimanga in piedi soltanto l”involucro’ di una democrazia, che viene sì omaggiata dai leader ma in una maniera puramente formalistica.

Per poter crescere e diffondersi il populismo necessita tuttavia di un terreno fertile. “Le condizioni favorevoli alla nascita del populismo – ha continuato – sono due. La prima si ha quando la legge scritta non è più avvertita come cogente mentre la seconda è data dalla presenza di una forte domanda di autorità da parte dei cittadini”.

Elemento distintivo del populismo è poi il totale disconoscimento di ogni limite. “Le democrazie mature – ha detto – devono avere il senso del limite. Il populismo è invece un richiamo all’eccesso e alla smodatezza. Il popolo desidera identificarsi in un leader e quest’ultimo considera il popolo come un aggregato sociale omogeneo, nel quale ogni diversità è annullata”.

Nel tentare di offrire una spiegazione alle ragioni del populismo del nostro paese Brunelli ha dichiarato che “gli italiani tendono a percepirsi come buoni e gentili, non riconoscendo in loro stessi alcuna ‘ombra junghiana’” e ha anche ricordato come Jean-Paul Sartre, raccontando un suo viaggio in Italia durante l’epoca fascista scrisse come gli italiani apparissero ai suoi occhi “tronfi e cattivi, tutti raccolti intorno all’unico ideale del fascismo”.

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