6 Giugno 2011
“Non credo che Facebook possa influenzare le priorità di ricerca”

Zamboni replica alla rivista Nature

di Redazione | 2 min

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L’autorevole rivista Nature, ha pubblicato il 25 maggio  2011, una lettera del professore ferrarese Paolo Zamboni, in risposta ad un articolo in cui si accusava il ricercatore italiano di utilizzare il popolo di facebook per favorire il finanziamento delle ricerche sulla Ccsvi (leggi).

La questione dell’utilizzo di face book e della rete era stata ripresa da molte testate fra cui ha fatto molto scalpore l’intervento di Eleonora Dusi pubblicato su repubblica.it il 28 aprile 2011 (leggi) affermando che la teoria del prof. Zamboni non “trova riscontri nella medicina ufficiale” ma che il grosso dibattito scaturito dai pazienti riuniti su facebook, “500 gruppi di persone che sostengono il suo trattamento” è in grado di influenzare le scelte. La Dusi riportava così le parole di Nature: “Con i nuovi  social media – scrive Nature – medici e ricercatori devono darsi da fare di più per spiegare le loro teorie e far capire ai pazienti quali sono le loro ragioni nel promuovere o bocciare una nuova terapia. Politici e finanziatori si trovano di fronte a pressioni senza precedenti, che possono alterare le priorità della ricerca anche in assenza di dati scientifici credibili”.

Nature ha deciso di pubblicare la replica inviata loro dal professor  Paolo Zamboni. Queste le parole del ricercatore ferrarese: “Vorrei che fosse chiaro che non ho giocato alcun ruolo nell’istigare la rivolta su Facebook per le mie ricerche. Non sono un attivista ma uno scienziato che ha pubblicato 27 studi peer-reviewed (revisionati da pari) sulla Ccsvi e la sua relazione con la Sclerosi Multipla in 18 riviste interdisciplinari. Questa ricerca è stata finanziata dal governo Italiano e da fondazioni bancarie, e le sovvenzioni sono state accettare da comitati scientifici secondo le usuali regole di assegnazione dei fondi per la ricerca”.

Il professore dell’Università di Ferrara aggiunge che “non credo che Facebook possa influenzare la direzione dei fondi per cambiare le priorità di ricerca o il giudizio della comunità scientifica. La Ccsvi è una condizione patologica descritta per la prima volta in letteratura 2 anni fa. Una ricerca di Google Scholar rivela che la Ccsvi è stata citata più di 2000 volte in varie pubblicazioni scientifiche. Evidentemente, la Ccsvi è un tema attuale non solo su facebook ma nella scienza – è interessante precisamente perché controverso”.

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