Scienza e tecnologia
26 Aprile 2011
Scienziati dello Scripps Research Institute, spiegano come sia il calcio la chiave della memoria a lungo termine

Quanti ricordi in quel cesto di frutta..

di Redazione | 2 min

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di Irene Pappalardo

Corpi Fungiformi, sede della memoria olfattiva, evidenziati in rosa nel cervello di Drosophilia (Comune moscerino da frutta)

Aumentano le informazioni a supporto della ricerca su malattie degenerative delle cellule celebrali, quali ad esempio l’Alzheimer. Un gruppo di scienziati dello Scripps Research Institute in Florida, supportato da sofisticate tecniche di immagine ottica, è riuscito ad osservare i cambiamenti chimici coinvolti nel processo di memorizzazione a lungo termine.

Lo studio, guidato da Ron Davis, presidente del dipartimento di Neuroscienze dello Scripps Research Institute, è stato condotto sui cervelli di diversi gruppi di moscerini da frutta, alcuni dei quali opportunamente ‘modificati’ in modo tale da averne danneggiato le capacità mnemoniche.

Nei moscerini da frutta, la memoria a lungo termine pare si sviluppi in una zona del cervello che, per la sua particolare forma, prende il nome di corpo fungiforme, già riconosciuto come responsabile delle fasi di apprendimento e di memorizzazione legate in particolar modo alla memoria degli odori.

Qui viene localizzato il ricordo, una ‘memory trace’, una traccia di memoria.

La presenza di questa traccia altera il normale comportamento di un elemento chimico, il Calcio.

E infatti, nello studio dei processi di apprendimento e di memorizzazione delle ‘cavie’, sono stati evidenziati flussi di Calcio maggiori nei cervelli sani, quelli cioè non sottoposti a modifiche genetiche, a differenza dei moscerini ‘smemorati’ che hanno mantenuto flussi costanti.

Di qui la conclusione che tale aumento di flusso fosse la chiave per il meccanismo di memoria a lungo termine.

Tecniche di insegnamento. Il gruppo di Davis ha sottoposto i moscerini ad una serie di ‘insegnamenti’ per i quali ad un determinato odore, veniva associato un leggero elettroshock. Le attività di insegnamento erano opportunamente intervallate da periodi di riposo determinanti per la memorizzazione (leggi) http://salute24.ilsole24ore.com/articles/2362-dormire-per-ricordare-il-sonno-aiuta-la-memoria?refresh_ce.

Per monitorare i movimenti chimici all’interno dei neuroni è stata utilizzata una tecnica di immagine ottica molto sofisticata. Coadiuvati da una proteina come rivelatore, il gruppo di Davis è stato in grado di evidenziare la presenza di calcio, misurando le quantità introdotte all’interno delle cellule, e quindi risalendo agli andamenti di flusso.

Già da studi del 2006, lo stesso gruppo di ricercatori aveva trovato una correlazione tra il flusso di calcio e le attività di memorizzazione, limitandosi però solo a porre l’attenzione sul comportamento del calcio con i neuroni. Il confronto con i moscerini modificati geneticamente, ha confermato l’ipotesi di un suo diretto coinvolgimento nei processi di memoria a lungo termine.

Infine, aggiunge Davis, meccanismi di questo tipo sono stati trovati anche in altre specie animali, e non appare per nulla improbabile la correlazione con la specie umana.

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